venerdì 3 aprile 2009

Sottovoce

Sottovoce

I ricordi sanno essere davvero dei figli di puttana. Non ti avvertono, non fanno rumore. Sono allenati a prenderti alle spalle. Si confondono tra mille altri, spariscono dalla vista per un pò; quando si affacciano alla memoria non li riconosci subito. Apri al loro bussare e ti piantano un cazzotto alla bocca dello stomaco, non fanno sconti. Si infilano tra le pieghe del tempo, si appiattiscono alle mura dell'ingenuità e striscano fino alla nostra gola serrandola, certe volte pare di soffocare. Sono i demoni dell'inferno, godono a tormentare i dannati.
Non chiedono scusa.
Non dormono.
Non hanno pietà.
Lasciano solo cadaveri orrendamente straziati al loro passaggio e il tanfo di morte che avverte della loro presenza quando ormai è già troppo tardi. Appestano gli anfratti del cuore dove teniamo le sensazioni ancora scevre del loro putridume. Ma i miasni del loro respiro giungono anche sin qui, le ombre macabre dei loro profili si disegnano sulla retina.
Ghignano, vomitando risate oscene.
Picchiano senza posa, non si stancano mai. Mai.
E' come la stanza delle torture. L'inquisitore recita i capi d'accusa mentre il carnefice con il cappuccio si prodiga a infliggere dolore.
Ma non le sentite le urla?
Sono grida che fanno accapponare la pelle.
Sono sordi.
Macchine perfette a moto perpetuo.
Perchè non possiamo scegliere cosa ricordare e cosa lasciare agli avvoltoi dell'oblio?
Il peso è enorme, il prezzo troppo alto da pagare
Ho la vista appannata, forse stò perdendo conoscenza.
L'incoscenza finalmente mi dà un pò di tregua, è come una carezza di un'amante. Guida la mia testa sulla sua pelle, sento il suo calore.
Posso chiudere gli occhi.
Ora sono al sicuro.

Legione

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